Siamo fragili, spariamo Poesia – n.15

Pubblicato giorno 13 giugno 2020 - Home Page

 

“…per dare sollievo nel malritmo battente di una furia epidemica che ha solo precedenti simbolici e si è fatta reale, invisibile uccisore” (GuidoCeronetti)

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Preparate vasi ai davanzali,
stendete da balcone a balcone
ghirlande di glicine e magnolie:
o gente, affacciatevi alle porte,
torno ora dai campi e il corpo
è un fascio solo di profumi:
m’invocava l’attesa dei fanciulli
e l’amore infallibile delle cose.

Questo è un ramo di pesco tutto sangue
e questo è un mazzo di vitalbe
e corone di narcisi e rosmarino
e questo è un ramo di bosco
tutto candore…

Si ammantano i prati all’imminente rito,
sorridono olivi al mio passaggio,
mi spande il vento sulle colline
e come stelle al prodigio
splendono croci e vessilli
dalle torri e dai templi.

Sono laghi di colore gli occhi
delle fanciulle a sera.
Pensieri ramificano uguali
a radici giù per il corpo;
nessuno può essere eradicato dalla terra:
frumento e vite
fioriscono per la carne di Dio.

Davide Maria Turoldo, O sensi miei…


Gv 6,51-58: Il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo

L’intero mondo creato, e l’umanità in esso, ha dunque una destinazione eucaristica: è convocato a farsi eucaristia, a trasfigurarsi in Cristo in un perenne rendimento di grazie e in un incessante inno di gloria a Dio per essere uscito dalle sue mani ed essere stato assunto nel disegno salvifico di rigenerazione universale. Con l’eucaristia il mondo è accolto come un dono divino e viene restituito a Dio come offerta sacra. È a questo che con ogni verosimiglianza allude l’antica formula che conclude il Canone romano della messa: «Per Cristo nostro Signore, tu, o Dio, crei e santifichi sempre, benedici e doni al mondo ogni bene».