Siamo fragili, spariamo Poesia – n.14

Pubblicato giorno 6 giugno 2020 - Home Page

Filippo Lippi Apparizione del bambino a sant’Agostino, 1452-1465 – Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo

“…per dare sollievo nel malritmo battente di una furia epidemica che ha solo precedenti simbolici e si è fatta reale, invisibile uccisore” (GuidoCeronetti)

Qui la versione da scaricare o da stampare


In coro con me cantate:
Sapere, nulla sappiamo.
Arcano, il mare da cui veniamo.
Ignoto il mare in cui finiremo.
Posto tra i due misteri
E’ il grave enigma: tre
Casse che chiuse una perduta chiave.
La luce nulla illumina,
Il sapiente nulla insegna.
La parola dice qualcosa?
L’acqua, alla pietra, dice qualcosa?

Antonio Machado (traduzione poetica di Guido Ceronetti)


Gv 3,16-18: Augustine, Augustine, quid quaeris ? Putasne brevi immittere vasculo mare totum?

In un opera di Filippo Lippi, il mare di Ippona è un fiume, dove il vescovo Agostino indietreggia, barcollando per lo stupore. Gesù Bambino compie l’impresa munito di cucchiaio («Voglio travasare il mare in questa mia buca») e, mentre guarda verso il Santo, indica in alto uno strano sole tricefalo. Il colore del sole è lo stesso dell’abito del Bambino. Gli occhi bassi del Santo di Ippona lasciano intravedere la sua compunzione per aver preteso, con la sua mente acuta, di comprendere la Trinità. Se il fiume è circondato da alberi ricchi di chioma, dietro ad Agostino sta un albero secco: un monito per il dottore serafico, la grandezza della ragione è sapere che ci sono Misteri ad essa inaccessibili. L’uomo post contemporaneo pretende di mettere le mani sul Mistero della vita, di circoscriverlo asservendolo alle strettoie delle sue categorie mentali. Ciò non gli sarà permesso. Il piccolo Bambino, dipinto dal Lippi, ha più familiarità con il mistero divino di quanto non l’abbia una delle menti più lucide apparse sulla faccia della terra.