In attesa di poter avere un dialogo con tutti coloro che visitano questo sito, perché possa diventare uno spazio di condivisione e non solo di ascolto, ci hanno pensato i ragazzi del “post-cresima” a fare il primo passo: dopo aver ascoltato la riflessione di domenica scorsa, ci propongono una preghiera e ci rimandano a una poesia.
Ecco dunque la loro preghiera:
Gesù, lo confesso,
non mi piace la Messa in televisione –
beh, ho scoperto che anche al parroco non piace tanto -,
perché davanti allo schermo si è solo spettatori,
è come guardare certi programmi sul divano…
che poi uno si addormenta!
E poi, la Messa non è uno spettacolo da guardare…
Io una cosa credo di averla capita:
i tuoi programmi, Gesù, non prevedono spettatori,
ma solo protagonisti.
E anche la Messa è così:
in chiesa posso cantare, posso servire all’altare,
posso leggere, raccogliere le offerte…
in chiesa incontro gli amici
(mi diverto anche),
scambio la pace con i miei genitori
(che, ogni tanto, ci vuole proprio!),
guardo la fede grande delle persone anziane…
e questo mi aiuta molto:
perché non è sempre facile aver fede.
Quando muore una persona cara, per esempio,
oppure una persona giovane,
ci viene facile dire: perché, Signore?
molto meno, trovare delle risposte.
é come se morisse una parte di noi…
é vero, tu ci ha rassicurato:
“Io sono la risurrezione e la vita,
chi vive e crede in me, anche se morto, vivrà”.
Ma quando sono da solo,
e mi si stringe il cuore,
faccio fatica a dire: Io credo, Signore.
Quando invece siamo in tanti, in chiesa,
riesco persino a recitare tutto il Credo di fila,
come se lo avessi imparato a memoria!
Gesù, ti prego,
fa’ che possa sentirti sempre vicino.
Anzi, in questa Pasqua un po’ strana,
in cui non posso incontrarti in chiesa,
fa’ che, guardando qualche volta il crocifisso,
possa sentire quanto è vera
la promessa che ci hai fatto:
“Io quando sarò elevato da terra, attirerò tutti a me”:
sarà il tuo amore crocifisso a stringermi a sé…
…anche se adesso sono grande,
qualche volta ho ancora bisogno di sentirmi abbracciare!
E questa è la poesia, da cui abbiamo preso un verso che ci ha accompagnato nella riflessione in questi giorni: “Ogni morte ci fa soffrire un po’, perché siamo tutti partecipi di una stessa umanità: è come se una parte di noi se ne andasse, quando muore qualcuno”.
Nessun uomo è un’isola
John Donne, Meditazione XVII, 1624
Nessun uomo è un’isola,
completo in se stesso.
Ogni uomo è un pezzo del Continente,
una parte della Terra.
Se anche solo una Zolla viene portata via
dall’onda del Mare,
l’Europa ne sarebbe diminuita,
come se le mancasse un Promontorio,
o una Magione amica o la tua stessa Casa.
Ogni morte di un uomo mi diminuisce,
perché io sono parte dell’umanità.
E così non chiedere mai
per chi suona la Campana:
essa suona per te.
No Man is an Island
No man is an island
entire of itself;
every man is a piece of the continent,
a part of the main;
if a clod be washed away by the sea,
Europe is the less,
as well as if a promontory were,
as well as any manner of thy friends or of
thine own were;
any man’s death diminishes me,
because I am involved in mankind.
And therefore never send to know
for whom the bell tolls;
it tolls for thee.