III Domenica di Avvento ACCONTENTATEVI

« Predicazione di Giovanni Battista» (Lc 3,10-18)
Commento al Vangelo

La felicità è, forse, ciò che più cerchiamo nella nostra vita, ciò che ci rende realizzati. Ma quanta fatica per raggiungerla! E allora viene da chiederci: che cosa dobbiamo e possiamo fare perché la nostra vita e la vita di chi ci sta accanto sia felice? È la stessa domanda che abbiamo sentito risuonare nel Vangelo. La gente si avvicina a Giovanni Battista chiedendogli: “Che cosa dobbiamo fare?”. È la domanda che sorge nel nostro cuore quando ci guardiamo dentro, quando ci guardiamo attorno, quando di fronte alla sofferenza nostra o di chi ci sta vicino non sappiamo che risposta dare, quando magari vogliamo prepararci ad un Natale che non resti soltanto qualcosa di esteriore, ma qualcosa che ci tocchi in prima persona. “Che cosa dobbiamo fare?”.

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E il mondo di oggi ci risponde: “Sistèmati, lavora, guadagna, divèrtiti, pensa a star bene tu…”. Ma tutte queste cose sono capaci di riempire il cuore? Danno davvero la felicità? In mezzo a questi interrogativi, arriva la risposta di Giovanni, con un invito semplice, ma sempre attuale: “Condividete, non rubate, non siate violenti”. Cioè: “Fai bene quello che sei chiamato a fare ogni giorno, fallo con gioia, con semplicità e sii contento”. Questo significa preparare la strada al Signore che viene. Concretamente significa: sul lavoro, cerca di essere onesto; nello studio, impegnati! In casa, fai sempre la tua parte! Con gli altri, sii misericordioso! Chiediamo al Signore che ci aiuti a riscoprire la gioia che viene nell’incontro con lui e nell’impegnarci per gli altri.

Focus su orchestra

Cosa succederebbe se ogni strumento volesse suonare il tema principale? Se il violino volesse battere il tempo a tutti o se la batteria volesse riprodurre melodie celestiali? Davvero ogni strumento può avere lo stesso ruolo di un altro o pensare di suonare tutto da solo? La parola “accontentarsi” è legata, nel suo significato originario, al verbo “contenere”, cioè dare un confine alla nostra soddisfazione, per non rischiare di essere insaziabili, ma piuttosto pieni di contentezza per ciò che siamo, per ciò che abbiamo.

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Gesù, il nostro maestro, dà una stupenda risposta alla domanda posta dalle folle, dai pubblicani, dai soldati e anche da noi: “Cosa dobbiamo fare?” Quale musica dobbiamo suonare? Come farebbe un direttore d’orchestra, dice a tutti noi, SUOI STRUMENTI: “Prima di tutto non vogliate avere più di ciò che vi spetta, date a ciascuno la propria dignità, permettete che TUTTI suonino la propria musica, siate giusti e contenti del suono e del ruolo che vi caratterizza nell’orchestra. E soprattutto, siate voi stessi, il meglio di voi stessi; pienamente contenti che la vostra voce completi in modo unico e insostituibile la sinfonia che solo insieme possiamo suonare”.

Questo Natale possa essere una nuova e magnifica sinfonia, con un’infinità di strumenti diversi, nuovi, che suonano insieme, ciascuno la propria parte.

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RACCONTO: L’orchestra e l’ottavino.

Questa è la storia di un’orchestra famosa, conosciuta da tutti per la sua musica perfetta, speciale, unica, fatta di melodie celestiali. In ogni posto dove suonava, c’era sempre tanta gente che andava ad ascoltare estasiata. Era un’orchestra grandissima con tanti suonatori. Ogni strumento era lì a formare una perfetta armonia: c’erano arpe, violini, trombe, flauti, violoncelli… di tutto… Tra questi ce n’era uno piccolo, più piccolo di una penna, si nascondeva tra le mani: l’ottavino, un piccolissimo strumento in grado di emettere un suono dolce e leggero.

Ogni giorno l’orchestra faceva le prove per il concerto. Un giorno erano tutti lì e i musicisti iniziarono a suonare. L’ottavino cominciò ad emettere il suo dolce suono, ma lì dove era messo, in un angolo tra tutti gli altri strumenti, non si sentiva… Il musicista cominciò a sentirsi inutile con quell’insignificante strumento fra le mani. Cominciò a pensare di non suonare più.

Ottavino

Una sera, preparandosi per il concerto, si decise: “Questa sera non suonerò. Quando saremo tutti pronti a partire, io farò solo finta di suonare, tanto nessuno lo noterà”. Il concerto iniziò. I musicisti si prepararono e iniziarono a suonare. Tutti tranne uno. Il maestro ad un certo punto fermò l’orchestra, si diresse dal musicista e gli chiese: “perché non stai suonando? Io non sento il suono dolce dell’ottavino”. Il musicista si sentì piccolo e intimidito gli rispose: “Maestro… che ci faccio io qui? Il mio strumento è piccolo e insignificante rispetto agli altri… mi sono sentito inutile”. Ma il maestro gli rispose: “Questa sera, quando l’orchestra ha iniziato a suonare, io non ti ho sentito, mancava il suono del tuo strumento, le melodie erano incomplete… anche tu con questo piccolo strumento sei parte essenziale dell’orchestra per suonare delle splendide melodie… SUONA!!”

Ci sono dei momenti nella nostra vita che ci sentiamo piccoli e inutili. Ma Dio ci ha posti dove siamo. È lui che ha distribuito i compiti e ha dato i mezzi per eseguirli. Non sta a noi apprezzare l’importanza dei talenti che abbiamo ricevuto, siano essi tanti o pochi. Mettiamo semplicemente al suo servizio ciò che abbiamo ricevuto.

 

CORTOMETRAGGIO: Gruppo musicale composto da … UNO!

(One man band)

https://www.youtube.com/watch?v=01GY7zYN-ps

Davvero può esistere un “gruppo musicale” composto da un solo elemento? E cosa succederebbe se due gruppi “unici” dovessero sfidarsi? Chi potrebbe avere la meglio? Il vecchio detto “tra i due litiganti il terzo gode”, pare realizzarsi in questo divertente video della Pixar. Forse, tutto sommato, sarebbe stato meglio unire le forze! E poi, come il direttore d’orchestra Ezio Bosso ha insegnato: “La vita, come la musica, si può fare in un solo modo: insieme”.

 

LA TESTIMONIANZA – Sabrina e Gian Marco (3 figli) – Borgo San Dalmazzo (Cn)

https://www.youtube.com/watch?v=GMYp9wRj8T8

Per me (Sabrina) la capacità di accontentarsi è direttamente proporzionale alla felicità che possiamo provare. Significa essere felici di quello che si è: magari non siamo il massimo, non siamo capaci a fare tutto, ma l’importante è farlo nel modo migliore che possiamo.

Al giorno d’oggi “accontentarsi” è visto come un verbo più negativo che positivo, invece penso che (Gian Marco) accontentarsi di qualcosa di meno, dividere e condividere con gli altri i nostri averi e anche le nostre esperienze, ci fa essere più comunità. Le voci, i pensieri, la sporcizia non devono avere il potere di frenarci; l’esserci e il donarsi sono qualità che devono caratterizzarci come cristiani. La condivisione con chi ha meno di noi, l’altruismo e la gentilezza, devono divenire i nostri punti di riconoscimento e non limitarsi ad episodi individuali che si manifestano quando, di fronte a molte povertà, ci sentiamo tanto fortunati da percepire il dovere di donare qualcosa di superfluo come simbolo di gratitudine…

All’interno della famiglia questo passo del Vangelo può anche alludere all’accettazione delle idee e delle azioni dei loro figli, che sovente si trovano in contraddizione.

 

IN PREGHIERA… LA MIA VOCE

 

Signore Gesù,

con la tua vita hai testimoniato

che la gioia è sempre

alla nostra portata,

nelle piccole cose

di ogni giorno

ma soprattutto

nell’incontro con i fratelli.

Insegnaci ad essere contenti

della nostra vita,

e trovare il bello in ogni giornata,

a condividere quanto

non ci è indispensabile,

ed essere come i musicisti

che gioiscono per il buon risultato

di tutta l’orchestra.

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