V Domenica di Quaresima GUARDARE “OLTRE”

«Il profeta Isaia» (Is 43,16-21) e «Gesù e l’adultera» (Gv 8,1-11)

Commento al Vangelo

“Punto il dito contro…” si dice in un famoso quiz televisivo. È un modo di dire che tutti conosciamo e che spesso ci viene spontaneo anche imitare nella vita. Già al tempo di Gesù c’era chi si credeva a posto, senza alcun peccato. Erano gli scribi e i farisei, quelli che pensavano di avere la verità in tasca. Presentano a Gesù una donna che aveva tradito il suo legame d’amore con il marito. E Gesù spiazza tutti: si mette a scrivere col dito per terra. Gli scribi e i farisei utilizzano il dito per puntarlo verso gli altri, Gesù utilizza il dito per tracciare una strada nel deserto, un sentiero nuovo, quello dell’amore e del perdono. Gesù scrive la sua misericordia: “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”. Potremmo tradurla così: “Chi di voi non ha bisogno di amore, scagli la prima pietra”. Quanto è vero: chi di noi non ha bisogno di essere amato, aiutato, perdonato? Chi di noi può sentirsi “a posto”, facendo a meno degli altri? “Nessuno ti ha condannata? Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più” conclude Gesù. Lui, l’unico che avrebbe potuto dire una parola di condanna, è l’unico che offre una soluzione, apre una strada nuova, guarda oltre. Il nostro Dio è il Dio del “d’ora in poi”. Quanto sono liberanti queste parole! A Dio interessa il bene che da adesso in poi decidi di fare. Il Signore ci aiuti a non condannare né giudicare gli altri, ma a guardarci dentro con sincerità. La pietra del giudizio, con Gesù diventa la carezza della misericordia. Impariamo da lui.

Focus su strumento visivo: “IL BINOCOLO

Il termine BINOCOLO significa “DUE OCCHI” e indica un oggetto che è capace di fornire all’osservatore l’immagine tridimensionale (cioè reale) e vicina, di qualcosa che è indefinito e distante. Guardare con un binocolo, in un certo senso, significa volersi avvicinare a ciò che è lontano, condurlo a noi.
Per fare questo ci vogliono entrambi gli occhi, altrimenti l’immagine non è chiara: due occhi, due visioni un po’ differenti che si completano a vicenda e ci collocano esattamente rispetto a ciò che osserviamo.
Ma non basta: ci vuole anche un po’ di tempo per trovare il punto preciso di messa a fuoco, quello che chiarisce ogni dettaglio… ed eccola lì, l’immagine chiara di ciò che prima era lontano, ci sfuggiva e che non capivamo!
Che bello sarebbe imparare ad osservare ogni persona con un binocolo, come ha fatto Gesù con la donna che incontra! Condurre vicino a noi chi per varie ragioni sentiamo molto distante, persino nemico. I peccati, gli errori, i difetti degli altri li allontanano da noi, talvolta così tanto da non riuscire più a vedere bene la persona, ma solo il suo sbaglio.
Mettiamo a fuoco il nostro binocolo, avviciniamo le persone ai nostri occhi, al nostro cuore e impariamo da Gesù, che in quella donna ha visto altro ed è andato oltre il suo sbaglio, perdonandola prima ancora che chiedesse perdono. E non temiamo: Dio, nostro padre, ci guarda con il binocolo!

IL LIBRO-TESTIMONIANZA: “ERO UN BULLO – La vera storia di Daniel Zaccaro”

http://secretariat.synod.va/content/synod2018/it/giovani-testimoni/testimonianza-di-daniel-zaccaro.html

https://m.facebook.com/synod.va/videos/1516753055072951/?t=8&_rdr

Daniel vive a Quarto Oggiaro, periferia di Milano. In famiglia il clima è teso, pochi soldi e continui litigi. Cresce nei cortili delle case popolari, ama il calcio e in campo è il più forte, tanto che a dieci anni gioca con la maglia dell’Inter.
Le aspettative su di lui sono altissime, e non vuole deluderle. Ma quando, durante una partita, Daniel manca il goal decisivo, il sogno di diventare un calciatore famoso è infranto per sempre. Alle medie Daniel è un bullo temuto da tutti, carico di rabbia e aggressività. Sente che l’unico modo per guadagnarsi il rispetto è incutere paura e non temere niente, neanche di fare un colpo in banca. E infatti, lui le rapine arriva a farle per davvero, finché finisce al Beccaria, il carcere minorile. È considerato un ragazzo perduto, irrecuperabile. Fin da subito si distingue per la cattiva condotta, per punizione subisce ben tre trasferimenti in altri istituti penitenziari. A segnare la svolta, l’incontro con don Claudio, il cappellano del carcere.
Daniel viene affidato alla sua comunità, che accoglie i “ragazzi difficili”, e lentamente impara a guardare le cose da una nuova prospettiva. Eppure, proprio quando sembra aver messo la testa a posto, ricade in errore e viene arrestato di nuovo. Stavolta finisce a San Vittore. Daniel si sente smarrito, pensa di aver deluso tutti. Ma don Claudio non lo abbandona. E di lui si prende cura anche una professoressa di lettere in pensione, Fiorella, che fa la volontaria in carcere. Daniel riprende gli studi che aveva interrotto, si diploma, decide di iscriversi all’università. Oggi fa l’educatore e la sua storia, raccontata nel libro, è diventata un esempio di rinascita, amicizia e amore della vita.
Daniel ha avuto la fortuna di incontrare lungo il suo percorso don Claudio e la professoressa Fiorella. Essi hanno saputo trasformare il loro sguardo da giudicante a misericordioso, hanno guardato oltre le apparenze e scorto in lui quel germoglio di bene che celava nel cuore e che aspettava solo di essere visto e accudito per poter germogliare e portare frutto! Oggi il bene fatto bene e in silenzio occupa le giornate di Daniel e attrae i ragazzi della comunità residenziale in cui vive e lavora.

LA PAROLA ALLA SHADOW ARTE

Teodosio Sectio Aurea, uno degli artisti della cosiddetta “shadow art” contemporanea, riesce a generare arte da materiali di scarto. Attraverso un abile utilizzo della luce e dello spazio, riescono a trasformare rifiuti e vecchi oggetti in meravigliose figure d’ombra.
Nella scultura a lato, un cumulo disordinato di ferraglia si trasforma nel meraviglioso volto di una donna rivelando un messaggio importante: la bellezza può nascere da tutto e in qualunque luogo. L’opera d’arte non è la ferraglia, bensì l’ombra proiettata sul muro.
Così fa Gesù! Alla luce del suo sguardo misericordioso riesce a vedere oltre il male commesso dalla peccatrice, considerata invece da tanti un “rifiuto della società” destinata ad essere eliminata!

IN PREGHIERA… GUARDARE OLTRE

Guardare oltre vuol dire
andare al di là dei pregiudizi,
degli stereotipi, delle etichette.

Tu, Signore, ci hai mostrato
la via della compassione,
quando hai posato il tuo sguardo
misericordioso e accogliente
su chi veniva condannato
dalla legge e dalle convenzioni.

Aiutaci a non giudicare,
a non condannare,
a metterci in ascolto delle persone
con umiltà e mitezza,
sapendo che i primi ad essere
bisognosi di perdono siamo noi.

Amen.